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. . . DICONO DI LUI . . .



Danilo Tacchino
Pietro Giorgio Viotto, è un artista curioso per natura, ed entusiasta della vita nella semplicita' dellecose che offre, pur sapendo ben acquisire quelle importanti realta' innovative che divengono importantissime nel nostro tempo di uomini del XXI secolo, per riuscire ad interagire con il complicato mondo dell'informazione e ancor piu' della comunicazione.
     Non a caso dico questo sapendo che Giorgio e' stato un informatico professionista nella sua carriera in azienda, e questo suo talento ancor oggi offre al campo artistico, creando dei sapienti e flessibili siti informativi per amici artisti come lui e per associazioni che segue con molta attenzione, impegno, passione e volonta'.
     Godendo nell'ammirare le sue opere e comprendendo quanto sia per lui, naturale offrire consigli, informazioni e indirizzi sulle tecniche di pittura che utilizza nel creare i suoi quadri, come i colori ad olio, gli acquerelli, le tempere e il disegno a matita, non posso esimermi nel dire che Pietro Giorgio Viotto abbia nella bellezza del tratto, nell'armonia della forma, nell'ispirazione del soggetto, nell'innovazione dei colori e nel senso forte e radicato delle tradizioni, quell'armonia del rinnovamento che si trova in tutta la sua produzione artistica.
     Ma ora entriamo con maggiore acume e profondit nell'esame e nella conoscenza della sua opera pittorica.
     Gli olii surrealisti sono quadri nei quali possiamo ritrovare una iconografia in cui il simbolismo e' in perfetta armonia con le tonalita' e le atmosfere che le singole opere ci offrono. Un'atmosfera senza dubbio surreale, anche per i soggetti che sono utilizzati, ma un surrealismo che tende all'ambiente favolistico, dei tipi alla: Alice nel paese delle meraviglie, per intenderci.
     Il richiamo della perfezione come ricerca nell'esistenza dell'uomo e del suo mistero, e' continuamente presente nel simbolo ricorrente e fondamentale della poetica di queste opere: La sfera, che ha delle crepe.
     Un simbolo essenziale, in cui si accentra il senso fondamentale di ogni interpretazione. Da questo simbolo scaturisce la vita, l'equilibrio e l'azione decisiva per ogni soggetto nel quale l'autore offre un suo senso d'ispirazione, motivata dal suo modo di utilizzare la tecnica pittorica dell'olio per rappresentare una o piu' sue personalissime sensazioni dettate da un tema che lo ha colpito, interessato e ispirato.
     La sua biografia ci dice che questo suo surrealismo, sia fuoriuscito dalle ispirazioni scaturite dai testi poetici del poeta Alessandro Morro, e che poi si sia sedimentato nel pensiero e nel gusto del nostro artista, perseguendo in queste percezioni, nuove ispirazioni e nuove opere.
     Ma il Viotto iniziale e' in tutto e per tutto, figurativo.
     Gustiamoci gli acquerelli, da quelli colorati a quelli seppiati, dai soggetti piu' vari a quelli monotematici come i piloni o scorci paesaggistici della borgata di Moriondo, presso Trofarello, paese della prima cintura sud di Torino. Soffermiamoci anche sui disegni a matita, vere e proprie miniature fotografiche. Non parliamo poi delle pitture ad olio nelle quali il soggetto figurativo nei suoi colori ricorda le opere di molti pittori del seicento e anche del settecento.
     Tornando al surreale, le tempere la fanno da padrone per Viotto, anche quella serie di farfalle oniriche dipinte su fette di legno di pino di Lawson, che mantengono le caratteristiche del surreale, incentrandosi pero' nell'elemento legato alle farfalle perché divengono il simbolo della liberta' del pensiero e della creativita', che, come ci spiega l'artista: Il pensiero e la fantasia volano di scenario in scenario, come il volo delle farfalle che non si posano su un singolo fiore, ma sono costantemente in movimento alla ricerca di qualcosa.
     Nelle opere di SaturoMondo, poi l'allegoria si fa fiaba di denuncia, ovverosia l'artista ha saputo vergare sulla tela con lo strumento allegorico, delle immagini che possono produrre sul fruitore, delle sensazioni di dubbio e angoscia, seppur avvolte da atmosfere prettamente fiabesche.
     Non mi astraggo poi dal nominare quel cuore rosso che in molte opere di questa sezione compaiono, a volte insieme al simbolo piu' frequente della sfera origine della vita, come l'opera destino che addirittura ne sovrappone le significanze.
     Ma altre opere di tale fattura come: Il cielo, la vita e la morte, notte di paura e sguardi addosso, che introducono un ulteriore simbolo, quello degli occhi, sono pregne di un significato simbolico inquietante, ma piu' di tutte mi piace citare: Il viaggio: in cui una vera e rara atmosfera al limite del paradosso fiabesco e onirico, ci proietta in un mondo completamente diverso dal reale, e: Il vecchio ulivo, nel quale la sapiente capacita' di Giorgio nel saper giostrare le prospettive e i primi piani, offrono a quest'opera una forza nella proiezione del senso temporale; il castello lontano che ricorda quello templare di Castel Del Monte (in Puglia vicino ad Andria), che sembra quasi campeggiare sul vecchio ulivo malandato in primo piano in cui il simbolo fondamentale del messaggio artistico di Viotto e' prepotentemente presente dentro il soggetto primario dell'opera.
     E poi le radici, che attingono linfa di vita ad un pensiero istoriato in un cuore appena accennato nella pietra, e un'immagine antropomorfa, una testa che s'innalza tra il castello e l'ulivo, volgendo pero' lo sguardo verso il fruitore…
     Per chiudere, l'ermeneutica delle allegorie e dei simboli delle opere di Viotto, si ripercuote attraverso l'applicazione in primis di una profonda capacita' di raffigurare e disegnare nel senso letterale che la forma impone, sapendo coniugare la proposta dell'aspirazione e della fantasia, attraverso un pensiero che nella sua naturale curiosita' di apprendere e di capire, diviene lui stesso generatore di sensazioni.