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Riflessioni (di A. Morro) |
Le poesie illustrate fanno parte della raccolta completa di poesie
“Il resto e’ solo sabbia” In “Cadono”, “Pensieri” e “Sguardi addosso” rassegnazione e morte, percepite in modi diversi, sono il sottile filo conduttore e in esse il poeta sembra aver rinunciato alla speranza fornita dalle illusioni; diversamente, in “Saturo il mondo” il cuore continua a straripare di amore infinito da elargire, fornendo un finale più ottimistico, mentre, sempre unite da perdita di speranza, ne “Il cielo” l’autore non riesce a percepire un cielo al di sopra di lui e nella poesia “Immergimi” prega di essere immerso in un mondo privo di incubi. Il turbamento interiore che angoscia il poeta trova rifugio al tramonto, la sera, la notte, con ansie e incertezze in “Il sole tramonta” e “Loro”. Nemmeno la notte rappresenta un porto sicuro ma una danza di fantasmi che fa soffrire il poeta immerso nella solitudine, come espresso in “Notte di paura”; tema ripreso anche in “Solitudine”, in cui se la notte è il baratro dell’anima, il sole del giorno dopo non fa che evidenziare la solitudine del poeta. L’ambiente agreste di un triste autunno ispira l’autore per “Il vecchio ulivo” e “Foglie”; due analogie: l’ulivo, affaticato dagli anni, con i rami ormai curvi come il capo di una donna che si piega al bacio di un amante, e le foglie che cadono come i sogni del poeta. |
In “La ballata delle notti bianche” danzano pensieri e tristezze di una notte insonne.
“Destino”, “Inganno”, “Senza confini”, “La vita e la morte” dipingono con un ritmo musicale e versi che si inseguono come schizzi di un pittore, il destino con la sua casualità di fronte al quale si è totalmente inermi, il passare del tempo così inesorabile da sembrare un alieno, il mare, così denso di ispirazione da non riuscire nemmeno a descrivere le sensazioni che si provano guardandolo, la vita e la morte che, descritte con tono sarcastico, si fanno beffe del genere umano (la vita di nulla che pure è adorata dall’uomo, e la morte, che ci porta lontani, in un posto comunque migliore di quello in cui si vive). Con ritmo meno musicale e più tipico della prima fase delle poesie di Morro, “Ciò che ancora deve essere” esprime il desiderio di non vivere il futuro (dove il futuro è proprio ciò che ancora deve essere) vissuto angosciosamente e senza entusiasmo, mentre “Viaggio” descrive il viaggiare come mera illusione di abbandonare ogni delusione che si vive, perché in realtà dovunque si va ci si porta dietro tutte le proprie ansie e paure. Infine “A mia nonna” è dedicata forse alla persona più cara all’autore, la nonna (mancata nel 2005 proprio pochi giorni prima della mostra di Carignano), che poi rappresenta anche una specie di sconfitta della morte e vittoria delle illusioni, perché il ricordo lasciato da una persona cara può essere più forte della morte stessa. |
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